La Casa di Cura San Camillo nasce come risposta alle esigenze di salute del vasto territorio messinese e della sponda calabrese e come continuum della presenza dei Camilliani, con alterne vicende storiche, fin dal 1599.

Coerentemente al carisma di San Camillo e alle esigenze di una sanità moderna e tecnologicamente avanzata, i Religiosi Camilliani, aiutati da validi specialisti e collaboratori si impegnano quotidianamente a promuovere e curare il bene inestimabile e prezioso della salute.

Missione

La missione della Casa di Cura San Camillo è di incarnare nel mondo della salute e della malattia l’azione salvifica, misericordiosa, terapeudica e salutare. Essa si realizza mediante la promozione della salute, la prevenzione della malattia, la cura e la riabilitazione.

Attenzione particolare viene riservata al lenimento del dolore, all’accompagnamento umano e spirituale dei malati.

Obiettivo

La Casa di Cura San Camillo pone la persona umana al centro della propria azione direttiva e assistenziale, che è fondata sul riconoscimento e il rispetto della dignità inviolabile di ogni essere umano. E’ al servizio della vita e della salute in tutte le loro dimensioni(fisiche, biologica, psichica, sociale, spirituale) e in tutte le fasi dell’esistenza umana mostrando particolare sensibilità alla loro promozione, difesa e qualità specialmente nei momenti di maggiore vulnerabilità. Quì viene realizzato l’amore gratuito verso il prossimo sofferente, l’attenzione premurosa e fraterna, la solidarietà e la capacità di servizio. Viene adotatto un modello di gestione amministrativa rispettoso dei valori etici, giusto e equo. Assieme alla trasparenza gestionale, tende all’utilizzo razionale delle risorse disponibili e al miglioramento delle conoscenze tecniche, scientifiche, umanistiche e religiose che garantiscano la migliore qualità dei servizi.

Santa Elisabetta

I coniugi De Lellis, Giovanni (capo di un gruppo di soldati di ventura) e Camilla Compellio di Laureto (membro di un casato di piccola nobiltà), erano già in avanzata età quando Donna Camilla concepì il suo secondogenito (il primo: Giuseppe morì fanciullo). Visto che Donna Camilla era già vecchia e tenuta da tutti come sterile et inabile à far più figli, passando ella l’anno cinquantesimo dell’età sua, la cosa riempì di stupore e maraviglia tutti quelli della sua terra, quali vedendo una donna di quell’età haver fatto un figliolo, la chiamavano per nome Santa Elisabetta.

La croce rossa

Una notte, nel periodo della sua gravidanza, Donna Camilla sognò quel figlio che portava nel grembo ed ecco aveva una croce rossa nel petto e dietro di lui un esercito di uomini che portavano anch’essi tale croce. Quando Camillo decise di applicarla al suo abito religioso e qualcuno del suo paese vedendolo gli ricordava il sogno della madre, egli rispondeva: è quella croce che mia madre pensava dovesse tornare di rovina e distruzione della mia casa, ecco invece come Dio l’ha convertita in resurrezione di molti e in esaltazione della sua gloria. E Concludeva: Quanto sono differenti i pensieri di Dio da quelli degli uomini!

Gesù Bambino

Il 25 maggio del 1550, era un giorno particolare per gli abitanti di Bucchianico, la festa del Santo Patrono: Sant’Urbano e, in quel giorno Donna Camilla, come tutti i buoni cristiani del paese, nonostante fosse ormai il nono mese, si recò nella chiesa del santo, che si trova in alto sopra il paese, per pregare i divini ufficii; nella quale mentre lei inginocchiata, et intenta stava à far le sue orationi, fù da’ dolori del paro assalita, e lasciata la chiesa discese verso casa sua dove appena arrivata al piano terra, dove si trova la stalla, partorì. Allora, vista la nascita nella stalla, la gente cominciò a dire: è nato in una stalla come Gesù Bambino.

San Paolo

Il 2 febbraio del 1575, giorno della purificazione della Santissima Vergine, Camillo lasciò il convento di Manfredonia per andare a S. Giovanni. Per strada andando egli a cavallo dell’Asino … ecco ch’à similitudine di un altro S. Paolo fù all’improvviso assaltato dal cielo con un raggio di lume interiore tanto grande del suo miserabil stato che per la gran contrizione gli pareva d’haver il cuore tutto sminuzzato, e franto dal dolore, …, come abbattuto dalla divina luce si lasciò cadere in terra nel mezzo della strada. E ripensando alla sua vita passata ebbe a dire: Ah misero et infelice me che gran cecità è stata la mia a non conoscere prima il mio Signore? Perché non hò io speso tutta la mia vita in servirlo? Perdona Signore, perdona a questo gran peccatore. Donami almeno spatio di vera penitenza et di poter cavar tant’acqua da gl’occhi miei quanto bastarà a lavar le macchie, e bruttezze dei miei peccati.


I DIECI COMANDAMENTI (NON SCRITTI) DI SAN CAMILLO

1. Onorerai la dignità e la sacralità della mia persona, immagine del Cristo

2. Mi servirai, come madre affettuosa e tenerissima, con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza, con tutta la fantasia, con tutte le forze e con tutto il tuo tempo

3. Ricordati di dimenticare te stesso

4. Non nominare il nome della carità invano. Parlerai di preferenza con i piedi, le ginocchia e soprattutto con le mani

5. Non commettere distrazioni

6. Non uccidere la mia speranza con la fretta, la ciabattoneria, l’impreparazione, l’indelicatezza, l’irritazione, l’impazienza

7. Mi considererai un tutto. E tu ci sarai tutto in quello che fai. Perciò non rinchiudermi in una cartella clinica e non nasconderti dietro il tuo ruolo professionale

8. Non sconsacrare il tuo cuore con il pensiero del denaro

9. Desidera fortemente la mia guarigione. Mettiti bene in testa che sono entrato in ospedale per uscirne sano, il più presto possibile

10. Non esitare a rubare il mio peso, ad impossessarti della mia sofferenza. Quando non puoi togliermi il dolore almeno condividilo

… E quando avrai fatto tutto quello che devi fare, quando sarai stato ciò che devi essere, quando non ti sarai tirato indietro di fronte a nessuna incombenza fastidiosa e a nessun compito ripugnante … non scordare di ringraziarmi

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